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FITOTERAPIA

Che cosa è. I principi base.
Molto tempo prima che l'uomo iniziasse a rappresentare la realtà che lo circondava con i graffiti sulla roccia, già aveva imparato a addentarsi nei boschi alla ricerca di piante medicinali. L'istinto guidava questi nostri progenitori che si muovevano su una terra incontaminata e selvaggia. Come tuttora fanno gli animali, essi sapevano di cosa avevano bisogno, quali vegetali consumare per curare squilibri e disturbi. Combattevano la fatica con le foglie di coca, trovavano nuova energia nella radice di ginseng e curavano l'effetto dei traumi con l'arnica, soprannominata molto più tardi "l'erba della caduta". Secondo gli specialisti l'origine della fitoterapia non va ricercata nell'imitazione del comportamento degli animali malati, quanto nell'osservazione dell'effetto terapeutico posseduto da alcune piante assunte come alimenti.
A questa capacità di osservazione empirica si univa un naturale istinto che rendeva chiaro ai nostri antenati cosa potevano o non potevano bere e mangiare. Probabilmente a tale qualità, che sconfina nella chiaroveggenza, fa riferimento la tradizione irlandese secondo cui si trova la pianta adatta per la cura di una malattia solo se ci si lascia guidare dalle fate dei boschi. Dalle origini oscure e preistoriche della fitoterapia fino a qualche secolo fa, l'utilizzo di piante medicinali è stato il principale mezzo curativo in possesso dell'uomo. immagine
Poi, agli inizi del Settecento, prese a delinearsi una medicina che proclamava basi scientifiche in contrasto con quelle che ormai venivano ritenenute assurde superstizioni. Si scoprì allora che l'azione curativa delle foglie della digitale era da attribuire solo alla digìtossina, una delle sue componenti, e non a tutta la pianta. Allo stesso modo si ricavò morfina dal succo di papavero da oppio: venne così soppiantato il vecchio rimedio dell'erborista, il laudano, che era tintura di oppio in alcol. Si mise cioè l'accento sui principi attivi delle piante, cioè quei componenti che avevano specifica azione farmacologica, e la tendenza fu a isolarli e a riprodurli in laboratorio per via sintetica, cosa che tuttora fanno le case farmaceutiche. Solo che una cosa è assumere un preparato sintetico che replica un principio presente nella pianta (ad esempio glucosidi antrachinonici allo stato puro) altra cosa è il fitocomplesso, cioè l'espressione della pianta nella sua integralità (un decotto di cascara in cui tali antrachinoni sono uniti a tanti altri principi attivi in grado di graduarne l'azione lassativa). La molecola pura, facile da dosare, può aver senso nei casi d'urgenza, quando più forte è la necessità di un impatto frontale verso la malattia. Eppure un tipo di impatto è allo stesso modo possibile, oggigiorno, rimanendo nell'ambito della medicina naturale. Una scelta drastica, ma in linea coi principi della fitoterapia potrebbe essere la seguente:
  • estrazione e purificazione del principio attivo che nella sperimentazione farmacologica ha dimostrato selettività ed efficienza.
  • estrazione della frazione di principio attivo responsabile dell'attività farmacologica e sua standardizzazione e normalizzazione.
Le operazioni che abbiamo elencato sopra si riferiscono alla realtà odierna del prodotto fitoterapico e delineano la possibilità di un intervento naturale che può essere competitivo con i farmaci della medicina ufficiale.
In moltissimi casi il ricorso al principio attivo sintetizzato in laboratorio non è assolutamente giustificato. Spesso chi ricorre a lassativi, analgesici e sedativi sintetici, esponendosi alla "calata dei barbari" degli effetti collaterali, potrebbe affidarsi più beneficamente a erbe appropriate. Il fitocomplesso non raggiunge mai la capacità d'impatto del principio puro (e la potenziale pericolosità collaterale) perché si trova unito ad altri costituenti in grado di modificarne e integrarne l'azione. nel fitocomplesso, infatti, alle attività principali dimostrate farmacologicamente e clinicamente, si affiancano numerose attività secondarie che agiscono in sinergia e costruiscono il "profilo terapeutico" di una pianta. immagine
Oltre alle comuni erbe reperibili in erboristeria e negozi di prodotti naturali, in commercio si possono trovare anche estratti fluidi, concentrati oleosi, estratti secchi, polveri impalpabili e macerati glicerinati che i meritano un discorso a parte. I macerati glicerinati sono soluzioni di fitocomplessi di piante medicinali ottenute per l'azione solvente di una miscela di acqua, glicerina e alcool su gemme vegetali fresche, germogli, giovani radici, tessuti embrionali ricchi di auxine, enzimi, proteine, acidi nucleici. La loro preparazione avviene in tre fasi:
  • Raccolta del vegetale nel periodo in cui contiene la massima concentrazione di principio attivo.
  • Triturazione e macerazione: il materiale viene pulito e triturato e posto in recipienti di vetro scuro in una miscela di acqua e glicerina in rapporto di 1:1. La macerazione prosegue per tre settimane.
  • Nell'ultima fase il macerato ottenuto viene diluito nella proporzione di 1:10 con una miscela di acqua e glicerina in parti uguali.
Ci siamo dilungati un po' nella descrizione della preparazione del macerato glicerinato poiché esso rappresenta la base della gemmoterapia (o fitoembrioterapia) ideata dal professor Pol Henry negli anni Cinquanta. Tali preparati svolgono azione di drenaggio degli organi emuntori (fegato, reni, polmoni ecc.), detossificante, depurativa e aumentano le difese immunologiche dell'organismo. Oltretutto i macerati glicerinati si prestano ad un uso prolungato e al ripristino del "terreno" biologico lentamente ma in modo durevole. Nelle erboristerie troverete anche le tinture madri che rappresentano la base di partenza per le preparazioni delle diluizioni/dinamizzazioni in omeopatia. Le tinture madri sono preparazioni liquide risultanti dall'azione solvente di un veicolo alcolico su materie prime di origine vegetale o animale. E qui possiamo ravvisare uno spartiacque fondamentale fra fitoterapia e omeopatia. Mentre la fitoterapia utilizza solo le piante nella produzione dei principi curativi, l'omeopatia non disdegna di utilizzare materie prime animali. Se per una qualsiasi motivazione non vi andasse l'idea di consumare prodotti di origine animale, la scelta fitoterapica potebbe essere più in linea coi vostri principi di quanto non lo sia il sistema omeopatico.

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