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Corriere della Sera - 14/06/2002

Disordine dei medici
Quelle cure (troppo) alternative


La Federazione nazionale degli Ordini dei medici - cioè i presidenti dei 103 Ordini provinciali - ha preso una posizione fortemente favorevole alle pratiche mediche non convenzionali. Alcune (agopuntura, fitoterapia e omeopatia) sono ben conosciute anche al grande pubblico, altre meno. Quanti di noi sanno della medicina ayurvedica, antroposofica, omotossicologica, della medicina tradizionale cinese o osteopatica? I presidenti degli Ordini vogliono che queste pratiche siano riconosciute come atti medici, e chiedono che siano solo i medici a esercitarle. E lo vorrebbero per legge. Ma di una legge così c'è davvero bisogno? O sarà un passo indietro? Proviamo, prima, a spiegare di cosa stiamo parlando. Ayurvedica è una medicina indiana, il nome vuol dire "scienza della vita" e combina medicine naturali e "attenzione allo spirito". La medicina antroposofica si basa sulle leggi che regolano le manifestazioni dell'anima, dello spirito e della natura. Ancora natura, sempre con l'idea che natu rale è buono (ma anche la crescita di un tumore, purtroppo, è naturale). I medici antroposofici non si accontentano dei farmaci, li associano all'arte della parola, musicoterapia, pittura. Quanto alla medicina tradizionale cinese, è rivolta all'uomo come unità e si ispira a pensieri filosofici. Tutto questo è considerato medicina alternativa o - come si dice oggi - non convenzionale. Ma la medicina è una sola. E risponde a criteri precisi: se una cura è stata sperimentata in modo rigoroso e funziona, sarà accettata e sarà medicina. La scienza medica degli ultimi anni ha fatto passi avanti straordinari (è il caso dell'aspirina e dei beta-bloccanti per l'infarto del cuore, degli antibiotici per l'ulcera, degli inibitori delle proteasi per l'Aids e dei farmaci che curano le leucemie dei bambini) e le possibilità di cura oggi sono teoricamente illimitate. I soldi pubblici per la salute però sono sempre meno. E allora? Sono stati stabiliti, appunto, dei criteri. Uno è quello della medicin a basata sulla evidenza. Cioè i medici si devono dedicare alle cure che funzionano, tralasciando tutto quello per cui non ci sono prove scientifiche che serva davvero agli ammalati. E se due cure fossero altrettanto efficaci? Allora si sceglierà quella che costa di meno. In Inghilterra quello che in medicina funziona davvero lo stabilisce l'Istituto nazionale per l'evidenza clinica, ha un nome bellissimo, Nice. Fra le raccomandazioni del Nice non c'è alcun accenno a medicina ayurvedica, antroposofica e cinese, per la semplice ragione che non c'è nessuna prova di efficacia. Ma com'è allora che i 103 presidenti degli Ordini dei medici non si oppongono a pratiche per cui non c'è alcuna prova di efficacia? Non sarà che se uno dichiarasse chiaro e tondo che queste medicine non fanno niente, i medici perderebbero tanti potenziali clienti? Tutti quelli per esempio che inseguono il miraggio del benessere ad ogni costo e non sono disponibili, nel mondo d'oggi, a sentirsi dire che invece sono malati e, qualche volta, che la medicina per loro può fare moltissimo, ma qualche volta poco e qualche volta niente. C'è un'altra possibilità: che i medici in Italia siano troppi e quando si è troppi (per anni le scuole di medicina hanno accolto tutti senza fare selezione) cercarsi alternative è un modo per sopravvivere. Se per le cure fatte oggetto del documento dell'Ordine non ci sono al momento prove di efficacia, si può pensare che diventeranno efficaci nelle mani dei medici? Magari! Il dottor Steiner, che agli inizi del secolo scorso ha inventato l'antroposofia, era convinto che dopo la morte l'uomo si reincarna (in un altro uomo, ma eventualmente anche in un gatto). E' come dire che gli asini volano: non si può escludere, ma siccome fino ad oggi nessuno è riuscito a dimostrarlo, nessuno ci crede.

di GIUSEPPE REMUZZI
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